critica


"In questa immersione nella impalpabilità di un passato che si fa presente Giudici matura e sviluppa la dualità della sua espressione artistica. Il consumarsi della figura umana, evidente nelle opere d'arte sacra, trova nelle strutture organiche un momento di passaggio e forse di arrivo. "
                                                                           Luigi Cavadini.

"Tutta l'arte di Guidici appare caratterizzata da un valore sinopiale, proprio di una ricerca che tende sempre a lavorare la superficie piuttosto che il volume, scarnificando le forme tanto da conquistare superfici scultoree come brani di una meditazione profonda, dove gesti e posture sono in un ritmo rallentato che contribuisce a conferire all'opera forza ieratica e sospingerla verso il sublime.La Via Crucis di Vienna, forse l'opera più intensa di Giudici, va considerata nella sua dimensione iconica, adatta ad esprimere la consapevolezza dell'artista nei confronti del sacro ma anche nella sua tendenza, non in contraddizione con quanto fin qui detto, ad alterare le immagini, deformate come se filtrate da processi chimici corrosivi che valgono a sprigionare la loro carica endogena."
                                                                         Paolo Biscottini.

"Già negli anni, egli è andato aggiornando, per via di uno scrutinio cautelato e attento, il proprio linguaggio figurativo, avendo per riferimento quella "fattura italiana" che,erede delle forme semplificate e fratte del Martini primario, va offrendo esempi radinati che vano da Marino a Greco. Giudici partecipa al Concorso del Bronzetto di Padova con una Eva,1967,di valore programmatico. La filigrana è, ancora, quella di Marino, ma elaborata su altri punti di triangolazione linguistica. Dopo le prime prove del decennio nuovo, Giudici trova naturale passare, anche nelle dizioni, da titolazioni come Struttura (un impegnativa Struttura Organica datata al 1972) ad altre come Abbraccio, 1971, e Contatto, 1972, nelle quali la padronanza della formatività è piena ed esente da
volontarismi formali che residuano nelle opere che possiamo considerare di passaggio ed enunciazioni plastiche ulteriori.Giudici si scrive a pieno titolo, con questi lavori, in un filone d'organicità che è in grado-fatto assai rilevante- di recuperare distillandole anche talune delle lezioni del surrealismo."
                                                                       Flaminio Gualdoni
                                         
"Giudici afferma un principio indissolubile tra spirito e materia, volgendosi all'uno in ragione dell'altro. Ogni sua opera, ogni sua testa, ogni sua figura paiono alitati da un soffio divino per cui si giunge alla conformazione dell'opera assai dopo esserne stati affascinati. Occhiaie vuote, grafismi compatti, delineazioni perimetrali entro le quali l'opera si blocca, possono essere ancora risorse di uno scaltrito mestiere aperto ai modi contemporanei e in ascolto delle verità dell'epoca; ma la vita che anima le opere, il vibrare denso e nervoso delle sue figure, quel senso spirituale di religiosità che ne proviene, sono frutto d'arte e di sentimento. Abbiam dunque uno scultore fra i più raffinati e tra i maggiori rappresentanti della scultura sacra che sempre ha avuto il più diretto valore e la più diretta rispondenza nel soggetto trattato. Cosicchè le volute gracilità, le tormentate ferite d'ombra e luce, le costruzioni armonizzate e rinnovate si esplicano in questo loro assunto sublime e immaginifico, in questo senso religioso dell'arte."
                                                                    C. Rimini.

"Tra i protagonisti della scultura italiana credo debba doverosamente essere incluso lo scultore lombardo Gianluigi Giudici. Tema fondamentale della sua scultura è l'umano. L'artista procede attraverso un'incisiva ricerca di tensioni e di impulsi vitali immediatamente coinvolgenti la materia e la forma."
                                                                   Carlo Emanuele Bugatti.

"La sua opera ricorre a quel mito dell'atmosfera mistica che sensibilizza molto le componenti figurali."
                                                                   Domenico Cara.
 
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